23 LUGLIO 1973. TENTATA EVASIONE DAL CARCERE DI FOSSANO. ORMAI E' FATTA! ... MILLE FIORI ROSSI PER HORST.
"Lo statuto dei gabbiani, da Ormai è fatta! alle poesie, la vita e le opere del bandito gentile", collana banditi senza tempo, pagg. 320, Milieu edizioni, giugno 2012 >> acquista on line su www.ndanet.it
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martedì 23 luglio 2013
lunedì 22 luglio 2013
venerdì 28 giugno 2013
Horst Bio * dal Blog "Buggstories - Tales from Uprising" * Traduzione e adattamento di Marco Presz
mercoledì 26 giugno 2013
Ormai è fatta! è uscita la versione in spagnolo

Autor: Horst Fantazzini
Una novela basada en hechos reales.
Ormai è fatta! nos relata varios intentos fugas del protagonista que no se deja aplastar nunca, se denota cierto sentimiento insurreccional lejos de teorías enrevesadas, nos habla de la realidad, los anarquistas no estamos tan lejos de las aspiraciones de la gente de la calle somos parte de ella y por tanto nos acerca un poco a la esencia más cotidiana del día a día en los años 70.
Es un análisis vivencial de un tiempo, de la situación dentro de las cárceles, de los mecanismos del estado dentro de la cárcel, como termina de destruir algunas vidas que ya había empezado a minar cuando estaban en la calle…Un relato que nos introduce en la piel de Horst, de la rebeldía de los años calientes en Italia dentro de una persona con el corazón libre que jamas se arrodilló, llegando al anarquismo desde la práctica y la vivencia.
El libro se ha impreso en una de los pocos proyectos cooperativos autogestionados que quedan en el Estado español, sino el único.
Fiel a su contenido hemos decidido que el libro sea una muestra coherente de su propio contenido y todo el trabajo está hecho con un esfuerzo militante de traducción, corrección, edición e impresión y esperamos que ese siga siendo su destino.
http://www.editorialklinamen.net/?p=548
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Ormai è fatta
martedì 4 giugno 2013
mercoledì 29 maggio 2013
venerdì 5 aprile 2013
sabato 2 marzo 2013
strani ma normali passaggi dal sito www.horstfantazzini.net
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martedì 19 febbraio 2013
Lo statuto dei gabbiani alla Scintilla di Modena
MODENA Strada Attiraglio, 66 (zona Mulini Nuovi uscita 8 tangenziale)
Giovedì 21 febbraio ore 21 proiezione del film "Ormai è fatta!" di Enzo Monteleone con Stefano Accorsi nella parte di Horst Fantazzini
Venerdì 22 febbraio ore 21.30 dopo la cena sociale presentazione de Lo statuto dei gabbiani ed. Milieu e dibattito sui ribelli degli anni 70 con la curatrice del libro Pralina Diamante + a termine serata pub autogestito
Giovedì 21 febbraio ore 21 proiezione del film "Ormai è fatta!" di Enzo Monteleone con Stefano Accorsi nella parte di Horst Fantazzini
Venerdì 22 febbraio ore 21.30 dopo la cena sociale presentazione de Lo statuto dei gabbiani ed. Milieu e dibattito sui ribelli degli anni 70 con la curatrice del libro Pralina Diamante + a termine serata pub autogestito
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martedì 5 febbraio 2013
martedì 16 ottobre 2012
Tra un delinquente e un prete... di Mario Setta
"Tra un delinquente e un prete…"
“Lo statuto dei gabbiani” (ed. Milieu 2012) è il titolo d’un libro che raccoglie gli scritti e racconta la vita del famoso “bandito gentile” Horst Fantazzini, curato dalla compagna Patrizia Diamante con prefazione di Pino Cacucci. In realtà, neanche il titolo riesce a dare l’immagine dell’idea di libertà incarnata da Fantazzini. Forse, volendo parafrasare Rousseau, che nel “Contratto sociale” esordisce con l’affermazione “L’uomo è nato libero, ma dovunque è in catene”, Horst Fantazzini, paragonandosi al gabbiano, nega il concetto stesso di statuto, perché i gabbiani “sono nati per volare liberi e per loro non ci sono statuti, né leggi, né regolamenti”. In “Ormai è fatta!”, trasposto nell’omonimo film di Enzo Monteleone con Stefano Accorsi, mentre Horst Fantazzini sta raccontando dettagliatamente la sua evasione dal carcere di Fossano, cita Bernanos de “I grandi cimiteri sotto la luna”, la più lucida e tremenda denuncia contro la guerra civile spagnola. “Io credo inevitabile, in un mondo saturo di menzogna, la rivolta degli ultimi uomini liberi”, scriveva allora Bernanos. E Fantazzini ne riporta una frase lapidaria: “La minaccia peggiore per la libertà non consiste nel lasciarsela strappare – perché chi se l’è lasciata strappare può sempre riconquistarla – ma nel disimparare ad amarla e nel non capirla più”.Ma è lui stesso a sentirsi in colpa per quello che sta facendo: “Sì, c’è dell’egoismo in quanto sto facendo, ma se le circostanze me lo permetteranno, questo potrebbe anche essere il primo passo d’un cammino più lungo”.Quel cammino, allora immaginato, lo conduce da un carcere all’altro, da un’evasione all’altra: 34 anni da gulag. Come nei racconti della Kolyma di Salamov o le lettere dalle Solovki di Florenskij. Una voglia di libertà frustrata, repressa. Una personalità mai domata, quella di Fantazzini, fino all’ennesimo ed ultimo tentativo di rapina in banca, quel 19 dicembre 2001, in via Mascarella, a Bologna. E, tre giorni dopo, la morte per aneurisma aortico. A 62 anni. “Nessuno muore mai del tutto finché c’è qualcuno che lo ricorda” ha scritto nella prefazione Pino Cacucci. A me, il ricordo di Horst, è impresso nel sangue. E’ lui stesso a raccontarlo nella lettera, scritta dal carcere di Lecce il 4 ottobre 1975: “Carissimo don Mario, ti sorprenderai senz’altro ricevere una lettera da me dopo un così lungo silenzio, ma il fatto è che oggi ho ricevuto una comunicazione giudiziaria per i fatti dell’anno scorso ed ho visto con sorpresa che tu sei imputato con me. […] Carissimo Mario, da allora ho pensato molto spesso a te, credo che non ti dimenticherò mai. Avrei voluto scriverti ma non l’ho fatto perché compresi che il procuratore era convinto che io e te ci conoscessimo da tempo. Gli era incomprensibile che tra un delinquente e un prete potesse crearsi, in momenti drammatici come quelli, una corrente fatta di simpatia, solidarietà, calore umano. Io ho di te un ricordo bellissimo e io, che non sono credente, vorrei che ce ne fossero tanti di preti come te, sacerdoti che, più che per la bellezza dell’aldilà, sono disposti a battersi affinché il contenuto sociale presente nell’insegnamento del Cristo possa realizzarsi nell’esistenza terrena d’ogni creatura umana. Ciao, Mario. Non volermene troppo per le seccature che ti ho causate. T’abbraccio fraternamente, Horst”.Nell’evasione di Sulmona, giovedì 9 maggio 1974, ero nella casa parrocchiale che dista circa cento metri dal carcere. Parroco in quelle frazioni, ma schierato con altri sacerdoti italiani a favore della legge dello Stato sul divorzio, il cui referendum avrebbe avuto luogo domenica 12 maggio. Ero stato minacciato dal vescovo di “sospensione a divinis”, cosa che avvenne qualche tempo dopo. Stavo battendo a macchina il programma di terza media per i lavoratori che frequentavano il corso serale di preparazione agli esami. La porta della canonica era sempre aperta. Horst salì le scale, si presentò sull’uscio della stanza dove scrivevo, richiamato dai colpi sulla tastiera. Puntò contro di me la pistola. Restammo per alcuni minuti in silenzio. Soli. Mi disse: “Ce l’ho fatta anche qui”. Un carcere, dove un’evasione sembrava inconcepibile. Vide un poster di Gramsci, lesse i nomi di Silone, Brecht, Remarque, Levi, don Milani, ecc. Si sentiva a suo agio. Parlammo da amici. Non da prete a delinquente, ma da fratello a fratello, come nell’incontro tra Jean Valjean e il vescovo Myriel ne “I Miserabili” di Victor Hugo. Capivo che, accanto a me, quasi coetaneo, non c’era un uomo in giaccone con pistola, ma un profondo innamorato della libertà. Di quella libertà da tutte le catene, che negano e distruggono la dignità della persona umana. L’evasione non era riuscita per l’assenza dell’automobile che avrebbe dovuto prelevarlo davanti al portone del carcere. Né io ne avevo una per accompagnarlo nella fuga. Ci abbracciammo e lo aiutai a nascondersi nella soffitta. Avvertii il medico del carcere e il cappellano. Arrivò un nugolo di carabinieri, poliziotti, giornalisti, tiratori scelti. Un comandante parlò di sparare all’evaso con bombe lacrimogene. Mi opposi e dirigendomi verso la soffitta della casa parrocchiale supplicai Horst a consegnarsi e a cedere l’arma. Tutto si risolse senza spargimento di sangue. Ma, quello stesso giorno, giovedì 9 maggio 1974, alle ore 9.50, nelle carceri di Alessandria, si era verificato un tentativo di evasione che, dopo 32 ore, alle 17.10 di venerdì 10 maggio 1974, si concluse con un tragico epilogo: 7 morti (5 ostaggi e 2 detenuti) e 16 feriti. Mario Setta
“Lo statuto dei gabbiani” (ed. Milieu 2012) è il titolo d’un libro che raccoglie gli scritti e racconta la vita del famoso “bandito gentile” Horst Fantazzini, curato dalla compagna Patrizia Diamante con prefazione di Pino Cacucci. In realtà, neanche il titolo riesce a dare l’immagine dell’idea di libertà incarnata da Fantazzini. Forse, volendo parafrasare Rousseau, che nel “Contratto sociale” esordisce con l’affermazione “L’uomo è nato libero, ma dovunque è in catene”, Horst Fantazzini, paragonandosi al gabbiano, nega il concetto stesso di statuto, perché i gabbiani “sono nati per volare liberi e per loro non ci sono statuti, né leggi, né regolamenti”. In “Ormai è fatta!”, trasposto nell’omonimo film di Enzo Monteleone con Stefano Accorsi, mentre Horst Fantazzini sta raccontando dettagliatamente la sua evasione dal carcere di Fossano, cita Bernanos de “I grandi cimiteri sotto la luna”, la più lucida e tremenda denuncia contro la guerra civile spagnola. “Io credo inevitabile, in un mondo saturo di menzogna, la rivolta degli ultimi uomini liberi”, scriveva allora Bernanos. E Fantazzini ne riporta una frase lapidaria: “La minaccia peggiore per la libertà non consiste nel lasciarsela strappare – perché chi se l’è lasciata strappare può sempre riconquistarla – ma nel disimparare ad amarla e nel non capirla più”.Ma è lui stesso a sentirsi in colpa per quello che sta facendo: “Sì, c’è dell’egoismo in quanto sto facendo, ma se le circostanze me lo permetteranno, questo potrebbe anche essere il primo passo d’un cammino più lungo”.Quel cammino, allora immaginato, lo conduce da un carcere all’altro, da un’evasione all’altra: 34 anni da gulag. Come nei racconti della Kolyma di Salamov o le lettere dalle Solovki di Florenskij. Una voglia di libertà frustrata, repressa. Una personalità mai domata, quella di Fantazzini, fino all’ennesimo ed ultimo tentativo di rapina in banca, quel 19 dicembre 2001, in via Mascarella, a Bologna. E, tre giorni dopo, la morte per aneurisma aortico. A 62 anni. “Nessuno muore mai del tutto finché c’è qualcuno che lo ricorda” ha scritto nella prefazione Pino Cacucci. A me, il ricordo di Horst, è impresso nel sangue. E’ lui stesso a raccontarlo nella lettera, scritta dal carcere di Lecce il 4 ottobre 1975: “Carissimo don Mario, ti sorprenderai senz’altro ricevere una lettera da me dopo un così lungo silenzio, ma il fatto è che oggi ho ricevuto una comunicazione giudiziaria per i fatti dell’anno scorso ed ho visto con sorpresa che tu sei imputato con me. […] Carissimo Mario, da allora ho pensato molto spesso a te, credo che non ti dimenticherò mai. Avrei voluto scriverti ma non l’ho fatto perché compresi che il procuratore era convinto che io e te ci conoscessimo da tempo. Gli era incomprensibile che tra un delinquente e un prete potesse crearsi, in momenti drammatici come quelli, una corrente fatta di simpatia, solidarietà, calore umano. Io ho di te un ricordo bellissimo e io, che non sono credente, vorrei che ce ne fossero tanti di preti come te, sacerdoti che, più che per la bellezza dell’aldilà, sono disposti a battersi affinché il contenuto sociale presente nell’insegnamento del Cristo possa realizzarsi nell’esistenza terrena d’ogni creatura umana. Ciao, Mario. Non volermene troppo per le seccature che ti ho causate. T’abbraccio fraternamente, Horst”.Nell’evasione di Sulmona, giovedì 9 maggio 1974, ero nella casa parrocchiale che dista circa cento metri dal carcere. Parroco in quelle frazioni, ma schierato con altri sacerdoti italiani a favore della legge dello Stato sul divorzio, il cui referendum avrebbe avuto luogo domenica 12 maggio. Ero stato minacciato dal vescovo di “sospensione a divinis”, cosa che avvenne qualche tempo dopo. Stavo battendo a macchina il programma di terza media per i lavoratori che frequentavano il corso serale di preparazione agli esami. La porta della canonica era sempre aperta. Horst salì le scale, si presentò sull’uscio della stanza dove scrivevo, richiamato dai colpi sulla tastiera. Puntò contro di me la pistola. Restammo per alcuni minuti in silenzio. Soli. Mi disse: “Ce l’ho fatta anche qui”. Un carcere, dove un’evasione sembrava inconcepibile. Vide un poster di Gramsci, lesse i nomi di Silone, Brecht, Remarque, Levi, don Milani, ecc. Si sentiva a suo agio. Parlammo da amici. Non da prete a delinquente, ma da fratello a fratello, come nell’incontro tra Jean Valjean e il vescovo Myriel ne “I Miserabili” di Victor Hugo. Capivo che, accanto a me, quasi coetaneo, non c’era un uomo in giaccone con pistola, ma un profondo innamorato della libertà. Di quella libertà da tutte le catene, che negano e distruggono la dignità della persona umana. L’evasione non era riuscita per l’assenza dell’automobile che avrebbe dovuto prelevarlo davanti al portone del carcere. Né io ne avevo una per accompagnarlo nella fuga. Ci abbracciammo e lo aiutai a nascondersi nella soffitta. Avvertii il medico del carcere e il cappellano. Arrivò un nugolo di carabinieri, poliziotti, giornalisti, tiratori scelti. Un comandante parlò di sparare all’evaso con bombe lacrimogene. Mi opposi e dirigendomi verso la soffitta della casa parrocchiale supplicai Horst a consegnarsi e a cedere l’arma. Tutto si risolse senza spargimento di sangue. Ma, quello stesso giorno, giovedì 9 maggio 1974, alle ore 9.50, nelle carceri di Alessandria, si era verificato un tentativo di evasione che, dopo 32 ore, alle 17.10 di venerdì 10 maggio 1974, si concluse con un tragico epilogo: 7 morti (5 ostaggi e 2 detenuti) e 16 feriti. Mario Setta
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lunedì 1 ottobre 2012
venerdì 14 settembre 2012
mercoledì 22 agosto 2012
mercoledì 11 luglio 2012
Lo Statuto dei Gabbiani di Horst Fantazzini
<< Il paradosso della vicenda di Horst Fantazzini non sta solo nelle cifre della durata della sua carcerazione dal primo arresto nel 1958 al fine pena stabilito intorno al 2017 (la carcerazione più lunga di ogni tempo), ma anche nei costi sociali della repressione messa in atto dallo Stato, “sulle spalle del contribuente” come Horst ha più volte rilevato, costi che sono stati molto maggiori della totalità di tutte le somme da lui prelevate in banca.
Tutto sommato, se la posta in gioco fosse stata il risarcimento delle banche rapinate, sarebbe stato sufficiente imporre al rapinatore misure alternative o sanzioni pecuniarie. Invece lo Stato ha impiegato ogni macchinosa procedura e investito enormi capitali pur di spezzare e di frammentare e infine di seppellire la volontà di un uomo indomabile che stava diventando un pericoloso esempio per i ribelli di ogni tempo. >>
Tutto sommato, se la posta in gioco fosse stata il risarcimento delle banche rapinate, sarebbe stato sufficiente imporre al rapinatore misure alternative o sanzioni pecuniarie. Invece lo Stato ha impiegato ogni macchinosa procedura e investito enormi capitali pur di spezzare e di frammentare e infine di seppellire la volontà di un uomo indomabile che stava diventando un pericoloso esempio per i ribelli di ogni tempo. >>
<< La vita avventurosa di Horst Fantazzini sembra scritta per diventare leggenda. Nato in Germania nel 1939, ha fatto la sua prima rapina appena diciottenne nei dintorni di Bologna, armato di una pistola giocattolo. Un gesto che gli è valso presto l’etichetta di “bandito gentile” che, insieme ai soprannomi “primula rossa” e “rapinatore in bicicletta”, accompagneranno una vita in cui Horst ha svaligiato le banche di mezza Europa senza mai smettere, in qualità di militante anarchico, di lottare per la giustizia e l’uguaglianza sociale. Protagonista nel 1973 di un clamoroso tentativo di evasione dal carcere di Fossano, ha dedicato a quell’esperienza un famoso testo letterario, Ormai è fatta! (diventato un film con Stefano Accorsi), che testimonia anche della grande forza narrativa trasfusa da Fantazzini nei suoi scritti, raccolti per la prima volta in forma integrale in questo volume: saggi, lettere, poesie e racconti. Un omaggio a Horst Fantazzini a più di dieci anni della sua morte, avvenuta a Bologna nel Natale del 2001, a pochi giorni dall’arresto dopo un’ultima tentata rapina in bicicletta. >> Milieu edizioni
per ordinare copie del libro:
"Lo statuto dei gabbiani, da Ormai è fatta! alle poesie, la vita e le opere del bandito gentile", collana banditi senza tempo, pagg. 320, Milieu edizioni, giugno 2012
"Lo statuto dei gabbiani, da Ormai è fatta! alle poesie, la vita e le opere del bandito gentile", collana banditi senza tempo, pagg. 320, Milieu edizioni, giugno 2012
Segnalazione su "A rivista anarchica"
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