venerdì 7 settembre 2012

Una recensione di Eugen Galasso su Qui Bz


Eugen Galasso            




Non sono solita rispondere alle recensioni, l'amico giornalista e studioso Eugen Galasso ha scritto la sua, conoscendo bene tutta la storia, essendosi documentato, con interesse, con devozione e con stima. Mi limito a scrivere alcune note. Non sono sicura che Horst sia stato una sorta di Dottor Jekill e Mister Hyde, in quanto il suo modo di agire era sempre conforme ai suoi desideri, che avevano un'unica portata e una certa coerenza; nei confronti della sua coscienza egli era un individuo molto integro, molto umano, ed era consapevole delle sue azioni. Anche quando compì il tentativo di evasione a Fossano, ferì le guardie ma poi se ne dispiacque moltissimo e si preoccupò delle loro sorti, comportamento non proprio del criminale incallito, ma piuttosto del disperato che tenta il tutto per tutto, credendo di non avere nulla da perdere.
"Sai perché non faccio rapine con pistole vere? perché essendo così impulsivo, finirei per fare del male a qualcuno" mi disse un giorno, io stessa posso certificare la sua assoluta mancanza di cattiveria, la sua onestà caratteriale.
Semmai la metamorfosi era "necessaria" davanti a una società che è organizzata in modo da proteggere soltanto la proprietà dei ricchi ai danni dell'esistenza dei poveri, "necessaria" per compiere azioni non sempre comprensibili o quasi mai, dalle persone familiari... come ben sa il caro amico Eugen, che è studioso quindi ben documentato, nelle carceri non ci sono (tranne poche eccezioni) i pesci grossi, i grossi delinquenti, i palazzinari speculatori e mafiosi, i big degli evasori fiscali, e così via, ma prevalentemente piccoli pesci disperati, spesso stranieri, piccoli spacciatori che vendono le dosi ai figli di papà, piccoli "criminali" senza santi in paradiso, infatti le carceri sono piene di ladri di polli, e fra pesci e polli come dicono i detenuti "ladro piccolo non rubare che il ladro grosso ti fa arrestare" oppure "a rubare poco si va in galera, ma a rubare tanto si fa carriera"... mentre i colpevoli delle stragi italiane in questi decenni di strategia della tensione, restano impuniti. Tutto ciò ovviamente non riqualifica la rapina in quanto tale, che resta un'azione probabilmente esaltante da un punto di vista estetico (e molto bella nell'immaginario collettivo, alzi una mano chi in vita sua non ha mai pensato una sola volta nella vita di rapinare una banca!) ma del tutto inutile, con conseguenze spesso nefaste anche per lo stesso rapinatore, che credendo di arricchirsi o di sistemarsi, magari di sistemare anche i suoi cari, in realtà finisce per prelevare denaro "scottante" che dovrà rimettere in circolazione in breve tempo, favorendo la stessa delinquenza, nonché le stesse banche e i commercianti di oggetti e di beni di lusso, che sono ottenuti e mantenuti con lo sfruttamento. Insomma, paradossalmente anche le rapine arricchiscono i ricchi, mentre nella maggior parte dei casi non risolvono la povertà.
E' proprio qui, in questo nodo, e non nella condanna della rapina come azione illegale e criminale (c'è sempre la Banca che è più criminale del rapinatore, come dice Brecht, che non parla di banche di provincia, ma di sistema bancario sovranazionale), che dovremmo riflettere.
Da tempo, fin dalla mia relazione con Horst, sostenevo che la bellezza e la bontà delle cose non sta nel lusso, nello sfarzo, ma nell'essere delle stesse. Così come sostenevo che esistono anche lavori che possono piacere, non sempre e non obbligatoriamente il lavoro dev'essere umiliante. A tal proposito, stavo studiando una soluzione creativa, che rendesse giustizia alle doti artistiche di entrambi. Purtroppo, e qui lo dico con tutta sincerità, non abbiamo avuto nessuno che ci abbia aiutato in questo percorso, nemmeno i "compagni" che non hanno poi risparmiato pesanti giudizi (altro che sinistra benevolente), mentre il lavoro esterno per Horst era sempre più pesante a causa delle sue condizioni di salute, e pagato "a rate" dall'istituzione carceraria.
So benissimo come ci si può sentire, da persone povere, e quindi defraudate, umiliate costantemente, nei confronti delle classi ricche, ma non dobbiamo imitarle. E' un errore che hanno compiuto anche tanti piccolo borghesi, finendo per coprirsi di debiti. Lo stesso Horst in una intervista, affermava che tanti ragazzi si rovinano per la bella macchina o per altro. Non c'è nulla oltre questo tipo di apparenza. Non voglio dire che dobbiamo essere come San Francesco, ma nemmeno cedere alle lusinghe di un modo di vivere vuoto di contenuti e povero di relazioni umane autentiche, che dobbiamo lottare invece contro il capitale e contro le banche sottraendo liquidità alle stesse cioè facendo dilagare - ciò che le banche temono davvero - la GRATUITA'.
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Patrizia Diamante

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