mercoledì 20 marzo 2013

Il Cattivo Festival racconta le "prigioni". Al Teatrofficina refugio una rassegna che entra nel mondo degli ospedali psichiatrici, del carcere e della discriminazione. 21 marzo Lo statuto dei gabbiani di Horst Fantazzini


Il Cattivo Festival racconta le "prigioni" Al TeatrOfficina Refugio una rassegna che entra nel mondo degli ospedali psichiatrici, del carcere e della discriminazione. Il Tirreno 20 marzo 2013. A LIVORNO Cattivo non è il contrario di buono. Cattivo è "prigioniero". Il TeatrOfficina Refugio dedica quattro giorni agli stati di prigionia e alle possibili "liberazioni" ospitando sugli scali veneziani autori, attivisti, teatranti e musicisti che metteranno in scena "Cattivo Festival", la nuova rassegna del mese di marzo che parte oggi per chiudersi sabato 23 (sempre dalle 18 all'una). In esposizione permanente - come comunicano gli organizzatori - le testimonianze fotografiche del progetto teatrale 'Muri", realizzato all'interno dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. A conclusione di ogni serata "suoni ribelli", un'ora di beat italiano selezionato da dj Crunch e dj Clau, visioni a cura del collettivo del teatro. Il significato etimologico della parola cattivo risale al latino, captivus, ossia prigioniero, catturato in guerra e ridotto in schiavitù. «Le forme della cattività - scrivono dallo spazio sugli Scali del Refugio - investono il quotidiano. Non solo esistono forme di prigionia in carceri vecchi e nuovi (dagli ospedali psichiatrici ai centri di detenzione per i migranti), ma ma sono da considerarsi, situazioni di prigionia tutti i contesti legati alle condizioni delle donne, del lavoro, dell'educazione». Il Cattivo festival si apre oggi con due proiezioni, alle 21.30 e alle ore 22.30, presentando "White bear": secondo episodio della seconda stagione della serie televisiva Britannica firmata da Charlie Brooker "Black Mirror" e "Hunger". Hunger, film del 2008 premiato a Cannes, ricostruisce il trattamento riservato ai prigionieri politici nel carcere di Long Kesh, nell'Irlanda del Nord. Protagonista Bobby Sands, che per ottenere il ricoscimento di prigionieri politici per i membri dell'Ira organizza uno sciopero della fame in cui perderà la vita. Domani, invece, il teatro ospita in compagnia di Pardo Fornaciari, "Pralina" Diamante, curatrice dell'opera "Lo statuto dei gabbiani": da "Ormai è fatta!" alle poesie, la vita e le opere del bandito gentile Horst Fantazzini L'opera raccoglie in forma integrale saggi, lettere, poesie e racconti della "primula rossa", rapinatore in bicicletta, militante anarchico, che non ha mai smesso di lottare per l'uguaglianza sociale. La sera andrà in scena "Io non sono lei", performance teatrale di e con Francesca Sarte-anesi della compagnia "Gli Omini": una donna e il suo doppio tra cure e gabbie far-macologiche. Dramma di solitudine e incomprensione ispirato a una storia vera, nato dall'incontro reale dell'attrice con una donna settantenne, una figura silenziosa dall'esistenza intricata che viene indagata da un occhio scrupoloso negli attimi della sua esperienza con la psichiatria. In collaborazione con il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa e la cooperativa "Sensibili alle foglie", sarà presentata venerdì alle 18 la proposta "Liberi dall'ergastolo", un progetto per costruire gli strumenti per liberare la parola di chi è recluso, nato da un viaggio verso il cimitero degli ergastolani dell'isola di Santo Stefano, nel quadro dell'iniziativa "Porta un fiore per l'abolizione dell'ergastolo". Il pomeriggio prosegue con "Le ali dipinte", un libro di Simona Musolino, pubblicato dalla libreria di "Sensibili alle foglie": una testimonianza di marginalità al femminile. La sera ancora una performance teatrale: il palco ospita la compagnia Gogmagog, gruppo di ricerca e sperimentazione nato nel 1998, residente al Teatro Studio di Scandicci. In occasione del "Cattivo Festival" presenta "Follia morale", spettacolo ispirato al libro "Corrispondenza negata", epistolario dalla nave dei folli che raccoglie un centinaio di lettere scritte dagli internati al manicomio di Volterra tra il 1889 e 1970. Lettere che, insieme ad altre centinaia, non sono mai uscite dagli archivi del manicomio. Lo spettacolo è scritto e interpretato da Emiliano Terreni, Tommaso Taddei e Carlo Salvador. Infine sabato alle 19 sarà l'occasione per incontrare gli autori del progetto teatrale "Muri", nato nel 2011 con l'intento di sviluppare la teatralità umana in un'istituzione come l'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino.
Saranno presentate le opere fotografiche, in esposizione permanente, e i video del laboratorio teatrale e dello spettacolo organizzato all'interno dell'istituto lo scorso 20 giugno, con la collaborazione del cantautore Bobo Rondelli. Il Festival si chiude con il concerto acustico di Alessandro Danelli e Nicola Toscano, voce e chitarra degli Les Anarchistes, progetto musicale attivo dal 2001, intrapreso da Nicola Toscano e Max Guerriero insieme ad alcuni musicisti e cantanti provenienti dal nord della Toscana a dal sud della Liguria, in particolare da Carrara. Definiti "intellettuali che attingono dalla strada", rielaborano canti popolari della tradizione anarchica locale e nazionale, per offrire, scrivono gli organizzatori, «un'ulteriore presa di coscienza delle oppressioni di cui si nutre la società, riflettendo sui luoghi di reclusione come metafora della società moderna». Il concerto sarà aperto alle 22 dalla band folk - blues labronica degli "Stato Brado", che ad aprile presenteranno il loro primo disco.

mercoledì 13 marzo 2013

Lo statuto dei gabbiani al Teatrofficina Refugio - Livorno



La vita avventurosa di Horst Fantazzini sembra scritta per diventare leggenda. Nato in Germania nel 1939, ha fatto la sua prima rapina appena diciottenne nei dintorni di Bologna, armato di una pistola giocattolo. Un gesto che gli è valso presto l’etichetta di “bandito gentile” che, insieme ai soprannomi “primula rossa” e “rapinatore in bicicletta”, accompagneranno una vita in cui Horst ha svaligiato le banche di mezza Europa senza mai smettere, in qualità di militante anarchico, di lottare per la giustizia e l’uguaglianza sociale. Protagonista nel 1973 di un clamoroso tentativo di evasione dal carcere di Fossano, ha dedicato a quell’esperienza un famoso testo letterario, Ormai è fatta! (diventato un film con Stefano Accorsi), che testimonia anche della grande forza narrativa trasfusa da Fantazzini nei suoi scritti, raccolti per la prima volta in forma integrale in questo volume: saggi, lettere, poesie e racconti. Un omaggio a Horst Fantazzini a più di dieci anni della sua morte, avvenuta a Bologna nel Natale del 2001, a pochi giorni dall’arresto dopo un’ultima tentata rapina in bicicletta. Presenterà il libro “Pralina” Diamante, curatrice del volume, animatrice del comitato per la semilibertà di Horst Fantazzini, curatrice dell’archivio digitale delle sue opere (www.horstfantazzini.net) e sua compagna di vita. Pittrice e scrittrice, tra le sue opere il romanzo “L’ultimo colpo di Horst Fantazzini” (Stampa Alternativa 2003)

PRESENTAZIONE 21 MARZO ore 19 CATTIVO FESTIVAL TEATROFFICINA REFUGIO Scali del Refugio 8 LIVORNO - LO STATUTO DEI GABBIANI ed. Milieu - presenterà il libro 'Pralina' Diamante.

giovedì 7 marzo 2013

Lo statuto dei gabbiani di Horst Fantazzini al Microfestival Lo S/Cattivo di Livorno e al Leningrad Cafè di Pisa

sabato 2 marzo 2013

strani ma normali passaggi dal sito www.horstfantazzini.net


La memoria di Horst Fantazzini non dovrebbe fare più paura. Dimenticata dalla maggior parte dei giornalisti, i quali sono troppo impegnati a fare copia incolla in giornali fotocopia… relegata in spazi marginali anche per “merito” di molti compagni che anziché favorirsi a livello locale si fanno competizioni stupide e a volte sovrappongono le date delle iniziative senza battere ciglio…  circondata dal silenzio e dall’oblio dopo il momento di notorietà, post uscita del film “Ormai è fatta!” di Enzo Monteleone con Stefano Accorsi, film tecnicamente valido e diciamo pure, bello, per certi versi intenso, che ha molti meriti specialmente quello di avere favorito la sua quasi liberazione dopo una detenzione che durava dall’inizio degli anni 60 ma che comunque era già stato reso “innocuo” da una decontestualizzazione spinta del personaggio (a mio parere Horst in quel film pare un alieno, un matto fuori dal tempo spinto dall’unico desiderio di uscire ma proprio incomprensibile e senza motivazioni politiche legate all’attualità delle lotte e dello scenario internazionale negli anni 70 percarità, infine un simpatico pasticcione iper emotivo che cerca di catturare le simpatie del pubblico)… insomma, ripeto, la memoria di Horst non dovrebbe far più paura, gestita com’è stata gestita proprio da giornalisti che volta per volta lo condannavano, poi lo riabilitavano, poi ne inneggiavano la liberazione mettendo in luce l’umanità sfolgorante ma negli aspetti superficiali e patinati da cronaca rosa, poi lo dipingevano come un coglione che si è messo nei guai volontariamente, come titolava il Resto del Carlino all’indomani dell’ultimo arresto avvenuto il 19 dicembre 2001 “il gentleman ci ricasca”… ma insomma, si sa, i giornalisti così pulitini e perbene sono ragazzi intelligenti e qualche volta persino simpatici, ma nella loro vita hanno qualche privilegio (diciamo tanti privilegi) rispetto a tanti che devono solo mangiare della polvere, quindi mancano di esperienza di vita, voglio dire mica hanno vissuto per strada o in situazioni estreme come il carcere dove si capisce immediatamente dove stare, e poi, come diceva Horst hanno spesso semplicemente paura di affermare le cose come stanno perché se no, nessun direttore gli pubblicherebbe un solo articolo!… una memoria così, dopo il flop del film nelle sale (mentre su Sky e in RAI è stato abbastanza seguito, così come nei circuiti alternativi e in rete) e il suo arresto, e soprattutto della sua morte, a chi vuoi che interessi, e poi, sono passati tanti anni, quanti… undici no?
E’ quindi sorprendente ma in fondo normale trovare la scia di tanti passaggi nel nostro sito http://www.horstfantazzini.net da parte delle forze dell’ordine o del ministero dell’interno. Mi chiedo, ma che cosa stanno cercando o che cosa credono di trovare, visto che ormai la storia di Horst è stata sedimentata in armadi di documenti, scartafacci, dimenticati nelle questure e negli archivi. Sono passati undici anni dalla sua morte, e di lui è stato già detto tutto e il contrario di tutto, sono stati seguiti i suoi spostamenti, analizzate le sue frequentazioni, ascoltati i suoi dialoghi, dato che la nostra casa di Bologna era piena di cimici, secondo “La Gazzetta di Modena” che ne parlò nel 2005 (e quindi sapevano tutto di noi). Riguardo a me, credo di condurre una vita limpida, sono come un libro aperto.
Voglio dire due parole su questo sito. Non c’è nulla di nascosto o di nascondibile, nulla che sia stato taciuto oppure omesso, tranne le storie che riguardano altre persone che non volevano apparire o essere ricordate. E’ stato fatto con il massimo rispetto e purtroppo è incompleto, perché si tratta di frammenti. Va da sé che ciò che non si trova, è proprio perché non è stato trovato. Infatti è un progetto in itinere. E’ nato proprio perché Horst Fantazzini non venisse dimenticato, abbiamo raccolto gli articoli che lo riguardavano, “Ormai è fatta!” il libro e la settimana rossa il capitolo sull’Asinara, qualche immagine, alcuni ricordi, le sue poesie e i suoi scritti, almeno quelli che restavano dopo tante distruzioni, sequestri, appropriazioni e abbandoni, sì perché dovete sapere che nella sua sciagurata esistenza Horst ne ha subiti di furti, furti di scritti, di foto, di libri, di oggetti affettivi, va da sé che lo sciacallaggio post mortem a opera di qualche borderline era quasi una condizione fisiologica. Nessuno si è curato del nostro dolore, delle nostre difficoltà materiali, e del fatto che una persona dopo avere subito quasi 40 anni di carcere (più o meno, 36 o 37), con un fine pena segnato al febbraio 2017, dopo essere stata trascinata da una parte all’altra della Penisola come un pacco postale in maniera illegale, desaparecido per mesi, pestato, torturato, vessato, ricattato sui sentimenti, ridotto in coma per ben due volte in carcere, e infine ucciso per plotone d’esecuzione ma con morte dolce e in “ritardo” di quasi trent’anni (per carità, italiani brava gente). Un “uomo cancellato” così, come un cristo in croce, sbranato, ridotto in polvere, abbandonato persino dai figli nell’urna cineraria del cimitero della Certosa di Bologna, può fare ancora paura? può essere attenzionato? può essere persino nominato a vanvera, accostato superficialmente alle Brigate Rosse (alle quali non ha mai aderito), eletto leader di qualche ipotetica e inesistente formazione armata quando è già fantasma, essere oggetto di citazioni ministeriali post mortem nel vano tentativo di rispolverare una lotta armata che non esiste più, ma che a tanti piacerebbe soltanto per la repressione che potrebbe scatenare? sì, tutto si può, del resto questo nostro disgraziato Paese in eterna lotta per placare i movimenti intestinali: “Franza o Spagna purché si magna” che è stato messo in ginocchio dall’egoismo di tanti, è un paese senza memoria, che ragiona soltanto con la pancia, e se da una parte dimentica con una facilità estrema, dall’altra ha paura di ricordare e teme come la peste persone, esseri umani, come Horst e come altri che pur nelle loro contraddizioni hanno tentato di essere liberi, di essere immediatamente liberi, liberi per sé stessi e per gli altri nel sogno di una giustizia sociale, senza attendere i teorici di una rivoluzione futura, senza seguire le farneticazioni di un leader, e soprattutto senza rinunciare alla propria UMANITA’ e alla propria TENEREZZA, tratti questi sì rivoluzionari inuna società che pratica normalmente la prevaricazione e la violenza sui più deboli e per la quale il reato più grande è quello del libero pensiero.